PERCHÉ I FIUMI SCORRONO AL MARE?
Un fiume di solito si forma in montagna da una sorgente naturale che fa scaturire dalla roccia una certa quantità d'acqua alla quale possono aggiungersi le acque piovane o quelle che derivano dalla fusione dei ghiacciai e delle nevi. Noi sappiamo che la forza di gravità costringe ogni cosa a cadere dall'alto verso il basso: così anche l'acqua e portata a scendere dalle montagne verso la pianura e lo fa sia seguendo un percorso naturale sia formandoselo con la propria irruente potenza, tanto maggiore quanta più acqua raccoglie durante il suo cammino.
Però, anche quando ha raggiunto la valle, il fiume non si arresta poiché è sempre sospinto da una certa pendenza del terreno, pendenza che va degradando verso il mare essendo questo il punto più basso rispetto alle terre emerse.
Infatti nel misurare una montagna o qualsiasi punto delle terre emerse si prende sempre come punto di partenza il livello del mare.
Osservando un fiume dalla sorgente alla foce, possiamo distinguerlo in tre fasi ed assegnare a ciascuna un carattere: alla nascita è giovane ed irruente, a valle adulto e placido e in prossimità della foce vecchio e stanco.
Nelle prime due fasi scorre più veloce ed aggressivo, corrode le rocce e travolge i piccoli ostacoli che gli sbarrano il cammino trascinando con sé materiali d'ogni sorta e aprendosi così la strada nella sua inesorabile corsa verso il mare. Se l'ostacolo è insuperabile lo aggira ed è per questo che i fiumi visti dall'alto assomigliano a lunghi e tortuosi serpenti.
Verso la foce è tranquillo, scorre lentamente e deposita nel bacino in cui si getta il materiale alluvionale che ha raccolto.
PERCHÉ CI SONO LE CASCATE?
Abbiamo visto come i fiumi scorrano verso il mare sospinti dalla pendenza del terreno.
La cavità entro la quale scorrono le acque si chiama «letto» del fiume ma non è affatto un soffice e comodo giaciglio di gommapiuma come il nostro letto. Spesso il fiume se l'è scavato cocciutamente ed esso presenta non solo frastagliate asperità ma anche notevoli pendenze e persino bruschi dislivelli. Di solito le aspre tortuosità del letto si trovano nei tratti di notevole pendenza: l'acqua allora, aumentando di velocità, prende a scorrere in maniera vorticosa dando origine a quel fenomeno caratteristico noto con il nome di «rapida».
Spesso il letto del fiume incontra improvvisamente dei forti dislivelli, alte pareti a strapiombo, dove subisce una necessaria interruzione.
L'acqua che arriva velocissima non può far altro che precipitare fragorosamente compiendo lo spettacoloso salto al quale diamo il nome di «cascata». Tra le più note cascate del mondo ricordiamo quelle dello Zambesi, quelle del Niagara e la più alta di tutte, quella del Great Falls (610 m.) nel Labrador.
L'acqua di una cascata, tra l'altro, costituisce una fonte notevole di energia che viene sfruttata dall'uomo per azionare i grandissimi generatori di corrente delle centrali elettriche.
La cascata di Iguacu, fra Brasile e Argentina
PERCHÉ I FIUMI HANNO FOCI DIVERSE?
Quando il fiume si getta nel mare, può farlo in modi diversi: in prossimità della foce, quando il fiume deposita i materiali minuti che ha trasportato con sé nel suo lungo cammino dalla sorgente fino alla costa, entrano in gioco due forze antagoniste, una dovuta alla corrente del fiume, l'altra alla forza del mare o dell'acqua del bacino in cui il fiume si getta.
A seconda dell'eventualità che prevalga l'una o l'altra di queste due forze, la foce del fiume assume una forma particolarmente caratteristica. Si chiama foce «a delta positivo» o semplicemente «a delta» quando prevale la forza del fiume: la corrente fiumana deposita detriti e materiali alluvionali sul fondo prospiciente la costa formando a poco a poco banchi di terraferma che finiscono per emergere.
Ciò avviene soprattutto quando i fiumi sboccano in mari o in laghi in cui non sono molto accentuate le correnti e le maree. In questo caso la foce del fiume è perfettamente visibile perché si protende verso il largo. Classici sono il delta del Mississipi che ha una lunghezza di 500 Km. ed avanza verso il mare aperto di circa 100 m. l'anno, quello del Nilo e quello del Po che ha una lunghezza di circa 100 Km. ed avanza di circa 60 m. l'anno. Si è calcolato che il Po trasporta in media annua da 40 a 100 milioni di metri cubi di materiale.
Si chiama foce «a delta negativo» o semplicemente «ad estuario» quando prevale sulla corrente del fiume la forza del mare. Correnti e maree strappano e disperdono i detriti allargando ad imbuto la foce e penetrandovi dentro.
Gli estuari si formano generalmente quando i fiumi sboccano negli oceani e nei mari poco tranquilli. Classici estuari sono quelli del Rio de La Plata, del Rio delle Amazzoni, del Tamigi, della Senna ecc.
Abbastanza rara è la cosiddetta foce lineare del tipo di quella del Gange che sfocia nel Golfo del Bengala. Ciò avviene quando le due forze, quella del fiume e quella del mare, si equivalgono: i materiali alluvionali, allora, si depositano in modo da far avanzare la terraferma parallelamente alla costa.
PERCHÉ CI SONO I LAGHI?
I laghi sono masse d'acqua di solito dolce, ma anche salmastra o salata, raccolte in depressioni del suolo e non in comunicazione diretta con il mare.
Un lago mantiene il proprio «regime idraulico» (la stessa quantità d'acqua allo stesso livello) grazie all'equilibrio naturale tra l'acqua che raccoglie e l'acqua che perde. Esso può essere alimentato da vari corsi d'acqua, detti «immissari», da sorgenti sotterranee, dalla pioggia e da ogni forma di condensazione del vapore atmosferico, mentre esplicano la funzione relativa alla perdita delle acque corsi d'acqua che partono dal lago, detti «emissari», ed inoltre l'evaporazione e l'infiltrazione delle acque nel terreno.
I laghi hanno origini diverse ed in base ad esse ne riportiamo i tipi più importanti e cioè i laghi relitti, tettonici, di escavazione glaciale, di sbarramento, costieri e craterici.
I laghi relitti si chiamano così perché si considerano residui di mare abbandonato in conche in seguito a regressioni marine avvenute nelle epoche geologiche passate. Sono di grandi dimensioni e la loro acqua è salata (Mar Caspio, detto "mare" per la sua vastità, il Lago d'Aral in Asia).
I laghi tettonici, dal profilo allungato e tra pareti a strapiombo, sono sorti per lo sprofondamento di una sezione di terreno o per il corrugamento della crosta terrestre che ha provocato concavità spesso assai profonde (Laghi Baikal, Rodolfo e Tanganica).
I laghi di escavazione glaciale sorgono nelle concavità lasciate dai ghiacciai discioltisi in ere geologiche recenti, laghi alpini e laghi «vallivi» come il Garda, il Lago di Como, il Lago Maggiore ecc.
I laghi di sbarramento sono sorti in seguito allo sbarramento, causato da frane o da giganteschi smottamenti, del letto di un corso d'acqua (Lago di Alleghe nel Bellunese, S. Daniele sul Tagliamento ecc.).
I laghi costieri si devono al progressivo accumulo di sabbie lungo i litorali che impediscono il deflusso delle acque in mare (Orbetello, Massaciuccoli in Toscana, Lesina nelle Puglie).
I laghi craterici, infine, che occupano antichi crateri di vulcani spenti (Bracciano, Vico, Albano e Nemi).
PERCHÉ CI SONO LE MAREE?
Le maree sono movimenti periodici del mare e consistono in un ritmico innalzamento ed abbassamento delle acque. Il movimento ascendente è detto «flusso», dura 6 ore 12 minuti e 30 secondi e porta l'acqua al massimo livello, l'alta marea. Il movimento discendente, detto «riflusso», che dura quanto il flusso, porta le acque ad un livello minimo, la bassa marea. Il fenomeno delle maree, conosciuto fin dai tempi antichi, è dovuto all'attrazione gravitazionale della Luna e del Sole. È comunque la Luna, essendo più vicina alla Terra di quanto non lo sia il Sole, ad esercitare un'attrazione maggiore e a determinare il flusso ed il riflusso delle maree. Il Sole, da parte sua, determina una varia accentuazione delle maree qualora si trovi in «congiunzione» con la Luna oppure in «opposizione».
Nel primo caso, sommandosi le due forze di attrazione, quella della Luna e quella del Sole, le maree sono molto accentuate e si chiamano «maree vive», nel secondo caso, sottraendosi la forza del Sole a quella della Luna, le maree sono meno accentuate e si chiamano «maree stanche».
Sulla Terra, dunque, si ha l'alta marea nel punto più vicino alla Luna, poiché prevale su ogni altra forza la sua attrazione, sommata o meno a quella del Sole, e nel punto opposto perché prevale la forza centrifuga che sprigiona la Terra girando su se stessa.
Le basse maree si hanno contemporaneamente nei punti opposti corrispondenti poiché, mancando la forza d'attrazione lunare e la forza centrifuga, prevale la normale forza d'attrazione esercitata dal centro della Terra.
PERCHÉ CI SONO LE CORRENTI?
Le correnti sono movimenti pressoché costanti del mare e sono dovute a varie condizioni ed a cause diverse. Esse sono provocate dall'ineguale temperatura e dalla differenza di salinità e quindi di densità delle acque del mare, dall'ineguale evaporazione, dalle maree e soprattutto dall'impulso dei venti.
Tutte queste cause danno origine a movimenti di masse d'acqua che scorrono come fiumi nel mare, a cui diamo il nome di correnti.
Esse si distinguono in correnti calde e fredde, verticali e orizzontali, oceaniche e mediterranee. Una corrente è calda o fredda quando la sua temperatura è più bassa o più alta delle acque circostanti. Sono calde le correnti che dall'Equatore vanno verso i Poli, fredde quando compiono il percorso contrario.
È verticale una corrente che si manifesta tra il fondo del mare e la superficie. Essa è causata di giorno dall'evaporazione delle
acque di superficie che si arricchiscono dei sali lasciati dall'acqua evaporata e, divenute più dense, precipitano verso il fondo, e di notte dal raffreddamento delle stesse acque di superficie che lasciano il posto alle acque di profondità più leggere (libere dei sali utilizzati dagli animali marini, soprattutto quelLi provvisti di conchiglia) o più calde.
È orizzontale, invece, una corrente che corre, in superficie o in profondità, parallelamente alla superficie del mare.
A questo gruppo appartengono le correnti oceaniche, dette anche «correnti di deriva», provocate soprattutto dal vento e dalla rotazione della Terra. Le correnti mediterranee, infine, sono quelle che avvengono nei mari chiusi ed interni.
Le correnti sono molto importanti dal punto di vista climatico: l'esempio classico è fornito dalla Corrente del Golfo che bagna le coste della Gran Bretagna e dalla Scandinavia rendendo possibile la vita, mentre il Labrador, alla stessa latitudine, bagnato dalla fredda corrente omonima, è del tutto inadatto alla vita.
Trasportando infine la maggior parte del «planc ton», nutrimento essenziale dei pesci migratori, le correnti sono importanti anche dal punto di vista economico poiché indicano la rotta del pesce destinato alla pesca.
Grafico delle correnti marine